Freitag, 24. März 2023 11:57

HPV+DVN - PM Landtag, mach es besser! | CS Consiglio provinciale, migliora la legge!

Gemeinsame Medienmitteilung des Dachverbands für Natur- und Umweltschutz und des Heimatpflegeverbands Südtirol zum Landesgesetzesentwurf „Bestimmungen über den Abbau von mineralischen Rohstoffen“.

Landtag, mach es besser!

Am Montag beschließen der Gesetzgebungsausschuss und dann der Landtag die Überarbeitung des Gesetzes zum Abbau von Schotter und Gestein. Der Dachverband für Natur- und Umweltschutz sowie der Heimatpflegeverband stellen etwas Licht und viel Schatten fest und fordern den Landtag auf, das Gesetz nachzubessern. (testo ital. sottostante)

 

Ein Gesetz, aber kein Plan

Der Landesentwicklungs- und Raumordnungsplan (LEROP) sieht eine ganze Reihe von Fachplänen vor, zum Beispiel für Soziales, für Transport und eben auch für Steinbrüche und Schottergewinnung. Der LEROP wurde per Landesgesetz 1995 genehmigt. Die heutige Landesregierung hat nun entschieden, allein das Gesetz zum Abbau der mineralischen Rohstoffe zu aktualisieren, von einer Südtirol weiten, organischen Planung aber abzusehen. Das Gesetz sieht allein vor, dass die Antragsteller nachweisen müssen, dass um die für 20 Jahre angesuchte Abbaumenge auch tatsächlich auf Bezirksebene der Bedarf besteht. Kriterium für den Abbau von Gestein ist damit die wahrscheinlich von der Wirtschaft benötigten Kubikmeter, nicht die für den Klima- und Landschaftsschutz maximal verträgliche Menge.

Kein Torfabbau, mehr Transparenz

Zufrieden zeigen sich der Dachverband für Natur- und Umweltschutz und der Heimatpflegeverband, dass das Gesetz neue Torfstiche ausschließt und bestehende Ermächtigungen nicht verlängert werden dürfen. Begrüßt wird, dass die Landesregierung die Anregung der Umweltverbände aufgenommen hat, dass die Gemeindeverwaltungen die Bürger*innen gleich zu Beginn des Verfahrens über neue Anträge informiert, und zwar über die Veröffentlichung auf der digitalen Amtstafel. Übrigens sieht das Gesetz deutlich längere Laufzeiten vor und damit punktuell eine höhere Belastung für Anrainer*innen und Natur. Bisher wurden die Anträge für neue Gruben und Steinbrüche nur auf der kaum bekannten Website der Landesagentur für Umwelt und Klimaschutz veröffentlicht, und zwar erst nachdem die Gemeinden eine nicht verpflichtende Stellungnahme abgegeben hatten.

Natur- und Landschaftsschutz bleiben Stiefkind

Einschränkungen aus Gründen des Natur- und Landschaftsschutzes sucht man im Gesetz vergeblich. So gelten für alle Gemeinden die Bestimmungen in den Landschaftspläne, die zum Beispiel den Abbau mineralischer Rohstoffe in landschaftlichen Bannzonen meist ermöglichen. Dasselbe gilt für Landschaftsschutzgebiete. Das bedeutet im Umkehrschluss, dass eine neue Grube aus Gründen des Natur- und Landschaftsschutzes nicht so ohne weiteres abgelehnt werden kann. „Dass bei einer Laufzeit von 20 Jahren (plus weitere 6 Jahre Verlängerung) das Landschaftsbild beeinträchtigt wird, liegt allerdings auf der Hand. Mobile Anlagen zur Verarbeitung des Materials und Infrastrukturen brauchen außerdem keine besondere Genehmigung“, so Madeleine Rohrer, Geschäftsführerin des Dachverbands für Natur- und Umweltschutz.

Maßnahmen für Umweltausgleich unzureichend

Artikel 11 des Gesetzes sieht eine Abbaugebühr vor, die zugleich auch alle Umweltausgleichsmaßnahmen umfasst. Ausgleichsmaßnahmen dienen der Erhaltung und Förderung von Lebensräumen und ihrer Vernetzung in intensiv genutzten oder dicht besiedelten Landschaften. Weil ein privates Unternehmen bzw. die öffentliche Hand die natürliche Ressource Schotter nutzt, muss der Natur etwas zurückgegeben werden, z. B. indem eine Hecke aus heimischen Gehölz angelegt wird. Davon zu unterscheiden sind Maßnahmen zur Wiederherstellung des ursprünglichen Zustands. Wird zum Beispiel eine artenreiche Blumenwiese abgetragen, um darunter Schotter abzubauen, muss zuerst der Samen gesammelt und nach dem Auffüllen der Grube wieder ausgesät werden. „Das Gesetz sieht allerdings keine Details zu Maßnahmen für den Ausgleich und die Wiederherstellung vor. Sie sollen durch eine Durchführungsverordnung geregelt werden, d.h. außerhalb der Debatte des Landtags“, so Florian Trojer, Geschäftsführer des Heimatpflegeverbands. Die Umweltverbände fordern daher, dass die Abbaugebühr auch tatsächlich der Natur zugutekommt und das Gesetz bereits die Eckpunkte regelt.

Sanktionen zu niedrig

Die im Gesetz vorgesehenen Strafen bei Abbau ohne Genehmigung oder im Widerspruch zum genehmigten Projekt fallen sehr gering aus. Zum Beispiel: Stellt der Betreiber der Grube das Gelände nicht vorgesehen wieder her, wird eine Geldstrafe zwischen 1.000 und 6.000 Euro fällig. Die Sanktionen für einen Abbau ohne Ermächtigung liegen zwischen 3.200 und 25.000 Euro – und stehen damit nicht in Relation zum tatsächlichen Wert des Materials. „Wir fordern daher eine Strafzahlung, die sich an den abgebauten Kubikmetern richtet“, so Josef Oberhofer, Präsident des Dachverbands für Natur- und Umweltschutz. Ähnlich kritisch werden die Bestimmungen zu den Kautionen gesehen. Diese werden nur alle 10 Jahre an den ISTAT-Index angepasst. Ein Rechenbeispiel: 100.000 Euro haben nach 9 Jahren bei einer Inflation von 6 % nur mehr einen Wert von 46.000 Euro. Die Kosten für die Wiederherstellungsmaßnahmen werden hingegen Jahr für Jahr teurer.

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Comunicato stampa congiunto della Federazione Ambientalisti Alto Adige e dell'Associazione Heimatpflegeverband sul disegno di legge provinciale "Disciplina della coltivazione di sostanze minerali".

Consiglio provinciale, migliora la legge!

Lunedi, la Commissione legislativa e poi il Consiglio provinciale decideranno sulla revisione della legge sull'estrazione di ghiaia e roccia. La Federazione Ambientalisti Alto Adige e l'associazione Heimatpflegeverband evidenziano alcune luci e molte ombre e chiedono al Consiglio provinciale di migliorare la legge.

Una legge, ma nessun piano di settore

Il Piano provinciale di sviluppo e coordinamento territoriale (LEROP) prevede tutta una serie di piani settoriali, ad esempio per il sociale, per i trasporti e anche per le cave e l'estrazione di ghiaia. Il LEROP è stato approvato con legge provinciale nel 1995. L'attuale Giunta provinciale ha deciso di aggiornare solo la legge sulla coltivazione di sostanze minerali e quindi di rinunciare a una pianificazione organica a livello altoatesino. La legge attuale prevede che i richiedenti debbano dimostrare che esiste effettivamente una domanda a livello territoriale per la quantità di coltivazione richiesta per 20 anni. Il criterio per l'estrazione della roccia è quindi quello dei metri cubi che potrebbero essere necessari all'economia, non la quantità massima compatibile con la protezione del clima e del paesaggio.

Niente coltivazione di torba, più trasparenza

La Federazione e l'Heimatpflegeverband sono soddisfatti che la legge escluda nuove coltivazioni di torba e che le autorizzazioni esistenti non possano essere estese. Accolgono con favore il fatto che la Giunta provinciale abbia accolto il suggerimento delle associazioni ambientaliste affinché le amministrazioni comunali informino i cittadini sulle nuove richieste fin dall'inizio della procedura, pubblicandole sull’albo pretorio. Tra l'altro, la legge prevede termini significativamente più lunghi e quindi, in alcuni casi, un impatto maggiore per i frontisti e la natura. Finora, le domande per nuove cave sono state pubblicate solo sul poco conosciuto sito web dell'Agenzia provinciale per l'ambiente e solo dopo che i comuni avevano presentato una dichiarazione non vincolante.

La protezione della natura e del paesaggio rimangono l'ultima ruota del carro

Nella legge non compaiono restrizioni per motivi di tutela della natura e del paesaggio. Ad esempio, tutti i Comuni sono soggetti alle disposizioni dei piani paesaggistici, che di solito consentono la coltivazione di sostanze minerali nelle zone di rispetto. Lo stesso vale per le aree di protezione del paesaggio. Al contrario, ciò significa che una nuova cava non può essere rifiutata così facilmente per motivi di conservazione della natura e di tutela del paesaggio. “Tuttavia, è ovvio che il paesaggio sarà intaccato se la cava funzionerà per 20 anni (più un'ulteriore proroga di 6 anni). Inoltre, gli impianti mobili per la lavorazione del materiale e le infrastrutture non necessitano di un permesso speciale”, afferma Madeleine Rohrer, direttrice della Federazione Ambientalisti Alto Adige.

Misure di compensazione ambientale insufficienti

L'articolo 11 della legge prevede un onere di coltivazione che copre anche tutte le misure di compensazione ambientale. Le misure di compensazione servono a preservare e promuovere gli habitat e la loro interconnessione nei paesaggi intensamente utilizzati o densamente popolati. Poiché un'azienda privata utilizza la risorsa naturale della ghiaia, è necessario restituire qualcosa alla natura, ad esempio piantando una siepe di piante autoctone. Le misure di ripristino delle condizioni originarie devono essere distinte da questo. Se, ad esempio, un prato fiorito ricco di specie viene rimosso per estrarre la ghiaia sottostante, i semi devono essere prima raccolti e poi riseminati dopo il riempimento della cava. "Tuttavia, la legge non fornisce dettagli sulle misure di compensazione e ripristino. Queste devono essere regolate da un regolamento di attuazione, quindi al di fuori del dibattito del Consiglio", afferma Florian Trojer, direttore dell'Heimatpflegeverband. Le associazioni ambientaliste chiedono quindi che l'onere di coltivazione vada effettivamente a beneficio della natura e che la legge disciplini già i punti chiave.

Sanzioni troppo basse

Le sanzioni previste dalla legge per l'estrazione senza autorizzazione o in contrasto con il progetto approvato sono molto basse. Ad esempio, se il gestore della cava non ripristina il sito come previsto, viene comminata una multa da 1.000 a 6.000 euro. Le sanzioni per l'estrazione senza autorizzazione vanno da 3.200 a 25.000 euro - e non sono quindi in relazione al valore effettivo del materiale. "Chiediamo quindi una sanzione in base ai metri cubi estratti", afferma Josef Oberhofer, presidente della Federazione Ambientalisti Alto Adige. Le disposizioni sui depositi sono considerate in modo altrettanto critico. Questi vengono adeguati all'indice ISTAT solo ogni 10 anni. Un esempio di calcolo: 100.000 euro avranno un valore di 46.000 euro solo dopo 9 anni con un tasso di inflazione del 6%. I costi per gli interventi di ripristino, invece, diventano più costosi di anno in anno.

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